Premio nobel - Serie TV "Tutto Totò"

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Film in B/N durata 48 min. -   Video-clip 38 sec.  -   Sigla TuttoTotò in mp3

"Premio nobel" Regia di Daniele D'Anza. Soggetto e sceneggiatura Antonio De Curtis,  Bruno Corbucci, Amendola; Direttore della fotografia Marco Scarpelli, Scenografia Giorgio Aragno, Musiche Gianni Ferrio, Montaggio Sergio Muzzi, Aiuto regista Simone Mattioli, Produzione Aldo Pace per la BL Vision (Roma).

Interpreti: Totò (Severino Bolletta guida non autorizzata), Enzo Turco (il conduttore del vagone letto), Sandra Milo (la baronessa Simonetta), Mario Castellani (l'onorevole Cosimo Trombetta), Corrado Mantoni, Vera Drudi, Piero Gerlini, Antonio La Raina, Alfredo Rizzo, Piero Gerlini, Diana Rabitto, Nanu Sanchioni, Nietta Zocchi.

Trama: E' la storia di un fantasioso inventore depositario di brevetti improbabili come quello delle campane "sbatocchiate" e altre amenità del genere. Nel film è riproposto il famoso sketch de "Il vagone letto" con Mario Castellani, la più famosa spalla di Totò, e Sandra Milo, nel personaggio della bella guepière che induce in tentazione i due ingenui viaggiatori.

Premio Nobel fu trasmesso dalla televisione il 6 luglio del ' 67 dal Programma Nazionale. Replica: 23 giugno 1978, ore 20.40.

Film completo: Premio nobel

Episodio abbastanza gradevole, ultimo della serie, che recupera in modo tutt’altro che becero alcune situazioni comiche evidentemente legate al mondo dell’avanspettacolo, qui riprodotte e servite allo spettatore televisivo come una pietanza non priva di sapore.
L’episodio si divide in tre unità narrative, di cui la prima comprende una pseudoinchiesta giornalistica condotta da Corrado e tendente a recepire indiscrezioni sulla vita privata e le abitudini del vincitore del premio Nobel, il signor Serafino Bolletta (Totò), detto ‘o professore, cui segue l’intervista al medesimo condotta sempre da Corrado, la lunga sequenza del wagon lit e infine la diretta televisiva dove il viene insignito, a Stoccolma, del premio.
Si tratta di un episodio chiaramente farsesco e organizzato in una forma nel complesso attenuata rispetto alle sbavature riscontrabili negli altri, dove Totò è costretto a ripetere in modo macroscopico e scomposto il cliché dei suoi esordi. Qui, ancora una volta, l’attore indossa la bombetta su una vestaglia da cui fuoriescono i pantaloni “a zompafossi” (intervista di Corrado), per poi tornare al vecchio archetipo del frac (il wagon lit), ma la sua recitazione, anche se tendente al manierismo, risulta mitigata nelle esagerazioni e collocata su un piano di realismo allusivo e accettabile, ma freddo e asettico.
È evidente la presenza di Galdieri nella sceneggiatura, soprattutto nella scena del wagon lit e nella sequenza delle varie invenzioni surreali, quali la campana senza il batocchio, la bottiglia senza tappo, la macchinetta del caffe col latte incorporato, la tazzina con il manico a destra, la polvere insetticida contro le pulci e la PCCP18 con combustibile proprio.

La scena in cui il postino consegna a Totò una raccomandata e rimane in attesa di ricevere la mancia è recuperata in modo preciso da una scena identica di Totò, Eva e il pennello proibito, dove l’attore, anziché dare del denaro, consegna al postino la sua firma autografa, sostenendo che un giorno avrà un grande valore.

Lo spazio maggiore è riservato alla lunga scena del wagon lit con Mario Castellani, che era nata in embrione nella rivista C’era una volta il mondo, poi riprodotta e ampliata in Totò a colori e infine ripresentata in versione sintetica e con alcune varianti in Totò a Parigi, dove la spalla era Luigi Pavese. L’intera sequenza risulta per i tre quarti ripresa dalla precedente, ivi compresa la maschera antigas, gli starnuti abortiti, le valige gettate dal finestrino, l’intero duetto con Castellani, praticamente fotocopiato. Le varianti sono la minaccia con una pistola scacciacani, la donna che non è una ladra e Totò che dorme nel corridoio del treno.

La durata di 24’ e 24” con cui si struttura la scena costituisce poi un ampliamento della precedente di Totò a colori, dove durava 8’. Anche l’attrice femminile, che nel vecchio copione del ‘52 era Isa Barzizza, qui, a distanza di quindici anni, non poteva essere la stessa, ormai quarantenne.

Il ruolo viene pertanto affidato alla procace e più fresca Sandra Milo, reduce dai trionfi cui l’aveva elevata Fellini in Otto e mezzo e Giulietta degli Spiriti. Riscontriamo comunque palesi tracce del vecchio repertorio in alcuni atteggiamenti che avevano caratterizzato il Totò teatrale e quello farsesco del cinema, quale lo strusciare i piedi (due volte), le battute gratuite «a prescindere», «ogni limite ha una pazienza» e «parli come bada». Ma i giochi linguistici si sviluppano senza sosta con «questo colma» invece di Stoccolma, «scognomato» per “senza cognome”, wagon lit corretto in «wagon qui», «Quel signore in borghese col cappello in divisa», «cane idrofilo» per “cane idrofobo”, «al priore di Anzio» per “a priori dianzi”, «eletto» per “a letto”, «ostetrico» per “ostricaro”, «i suoi modi sono interurbani», «causa di Salsomaggiore» per “causa di forza maggiore”, «Sono figlio vedovo di madre unica», «ospedale» per “ospitalità”.

Secondo il consueto canovaccio dell’avanspettacolo, inoltre, Totò chiama Corrado con gli altri nomi dei divi dell’epoca: Bongiorno, Corrado Pani, Noto, Luttazzi, Tortora e Mazzarella. "Fonte: Totò attore" di Ennio Bìspuri, edito da Gremese.

Pochi giorni dopo la sua scomparsa, andò in onda la serie televisiva "Tutto Totò", composta da medio-metraggi che in parte riprendevano sketch celebri (ad esempio, nell'episodio "Il tuttofare", con la scena del parrucchiere, già presente in "Il più comico spettacolo del mondo") e in parte adattavano il personaggio Totò in contesti narrativi attuali, come ad esempio nell'episodio "Totò yè yè" (con lui e Mario Castellani a confrontarsi con il mondo giovanile degli anni 60).

 


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