Le poesie di Totò


  

Di molti testi di Totò ci sono diverse versioni. Soprattutto per quanto riguarda il teatro capita di ritrovare una scena, uno sketch, con minime o ampie variazioni, in più di un copione.

Non bisogna dimenticare che Totò faceva teatro di rivista, avanspettacolo:

singole idee, anche derivanti dalla tradizione del teatro popolare, venivano riprese, rielaborate, riorganizzate in testi che valevano spesso come semplice canovaccio e gli attori, ad ogni rappresentazione, aggiungevano altre varianti, recitando “a soggetto”.

Totò era abilissimo in questo tipo di rappresentazione, valga come esempio la scenetta L’Onorevole in vagone letto, tratta dalla rivista di Michele Galdieri C’era una volta il mondo, che originariamente durava pochi minuti e che poi, ripresa e modificata più volte, raggiunse in alcune repliche la durata di 40-50 minuti.

Anche per alcune poesie e canzoni ci sono diverse versioni.

Inoltre, non essendo mai stata curata prima una edizione organica di tutti i testi, le versioni differenti non attengono solo alla catalogazione (alcuni versi sono stati proposti a volte come liriche a volte come strofe di canzoni) ma anche all’aspetto linguistico, con versioni tipografiche notevolmente discordanti, quando non chiaramente errate.

 

 

Totò e Franca FaldiniIl nodo linguistico ò stato uno degli aspetti più delicati affrontati per questa edizione in quanto, non essendo più disponibili i manoscritti originali, non sempre è stato possibile distinguere le discordanze attribuibili ad errori tipografici da quelle derivanti dalla stesura originaria.

 

Né tanto meno si poteva fare riferimento ad una precisa griglia grammaticale poichè anche la lingua napoletana ha subito delle evoluzioni, non tanto remote se si pensa, ad esempio, ad alcune polemiche accademiche di fine Ottocento in cui si dibatteva sull‘opportunità o meno di trasporre graficamente la tendenza della lingua parlata che trasforma gli articoli determinativi lo, la, le, quando sono dinanzi a consonanti, in ‘o, ‘a, ‘e.

 

Non essendo uno scrittore di professione, e tantomeno un filologo, probabilmente Totò non badava alla coerenza formale dei suoi scritti.

 

Dagli appunti che si conoscono si può ritenere che nelle prime stesure egli badasse soprattutto a registrare il flusso dei pensieri, ma per certe particolarità linguistiche (come l’uso di nce invece di ce) si potrebbe supporre che siano state invece determinate da una (inconsapevole?) esigenza di rappresentare anche graficamente diversi “caratteri” che si affacciano nei suoi versi.

 

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Certo non e stato un caso se Totò ha utilizzato una lingua a volte aulica a volte moderna, con l’innesto di neologismi e il frequente passaggio nel medesimo testo, dal vernacolo all’italiano.

 

Oltre ad esigenze di comprensione per un pubblico nazionale, il ricorso ad un simile linguaggio ben valeva a rappresentare, in una dialettica tipicamente teatrale, vari personaggi e stratificazioni sociali.

 

Pertanto, anche per non mortificare ne l’andamento lirico nè la comprensione dei testi con correzioni troppo rigorose, ci si è limitati ad una eliminazione delle incoerenze troppo stridenti e ad un’armonizzazione ortografica dei testi.


 

Per le stesse esigenze di una migliore fruizione, le note esplicative dei termini napoletani non sempre rispettano la traduzione letterale ma tendono piuttosto a dare il senso delle frasi e a facilitare la lettura dei componimenti.

 

Nelle sue poesie Totò varia da un registro intimista ad uno dialetticamente inserito nel sociale.

 

È, quest’ultimo, un aspetto che non si riscontra con tali accenti nelle canzoni o nella rivista.

Traspare in questi versi l’altro animo di Totò, quello del principe De Curtis, che tende a separarsi dalla maschera teatrale per rivendicare una sua autonoma fisionomia.

C’è un’asprezza insolita nei versi de ‘A livella, di Sarchiapone e Ludovico, de ‘E pezziente, de ‘A vita.

Emerge un’amara visione della realtà, un costante ed intimo dialogo con la morte, che rappresenta uno degli aspetti più caratteristici dell’animo napoletano.

 

Totò, pur non discostandosi dai caratteri consueti, anche un pò vieti, di certa tradizione lirica napoletana, lo rappresenta con uno stile a tratti estremamente efficace.


 

'A Livella - versione Italia           'A Livella - English version         'A Livella - Espana version

 
 'A passiona mia erano ' e rrose 'A cunsegna   'A Franca
'A statuetta 'E ccorne 'A livella
   Bianchina Felicità   Preghiera del clown
 Sarchiapone e Ludovico Si fosse n'aucello   Statuina a Francesca
   Uocchie 'ncantatore   Siamo uomini o caporali   L'indesiderabile
   'Ncantesimo   'A cchiu' bella   'A femmena
  A speranza   Cuore   'E pezziente
  Esempio   Ho bisogno di vederti   Il cimitero della civiltà
L'acquaiola   'O piso   Viola d'ammore
  Zuoccole, tammorre e femmene   Core analfabeta   Riflessione
  'A nnammurata mia   A cchiu' sincera   'A 'mmasciata
  'A mundana   'A vita   'A vita è ingiusta
  All'intrasatta...   Ricunuscenza   Tutto è finito
  Uocchie ca me parlate   Ammore perduto   Balcune e llogge
  Calannario   Che me manca!   Chi è ll'ommo
  Dick   Donna Amalia   'E dduje 'nnammurate
  Essa   Pe sta vicino a tte   Il fine dicitore
  La donna   La società   Ll'ammore
  Ma che dulore   Napule tu e io   Ngiulina
  Nu iuorno all'intrasatta   'O saccio sultant'io   'O schiattamuorto
  'O sole   Passione   Pe nun te scurdà cchiù
        Il dramma di Don Ciccio Caccavalle      
                 
   

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