Totò sexy

 

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Film a colori durata 90 min.  -  Incasso lire 234.000.000  (valore attuale € 3.512.396,69)  Spettatori 881.950   Video-clip 48 sec.

"Totò sexy" 1963 di Mario Amendola. Soggetto e sceneggiatura Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi; Produttore Mario Mariani per  Incei-Cinex in eastmancolor, Direttore della fotografia Alessandro D'Eva, Musiche Armando Trovajoli, Montaggio Jolanda Benvenuti, Sceneggiatore Giorgio Giovannini, Direttore di produzione Antonio Negri, Aiuto regista Ruggero Deodato, Fonico Enzo Silvestri.

Interpreti: Totò (Ninì Cantachiaro), Erminio Macario (Mimì), Gianni Agus (ispettore di dogana), Mario Castellani (il secondino), Mimmo Poli (un recluso), Andrea Scandurra (un recluso), Pasquale De Filippo (un recluso), Gianni Baghino (un recluso), Linda Sini (hostess), Gianni Morandi (Gianni Morandi), Gisella Ferrarini (Gisella Ferrarini), Franca Polesello, Nando Angelini, Bruno Scipione, Tony Ucci e numeri di varietà.

Trama: Due suonatori ambulanti Ninì e Mimì finiscono in prigione per contrabbando. Nella cella oltre a loro ci sono altri quattro galeotti tutti vestiti da carcerati eccetto Mimì che serve Ninì vestito da maggiordomo. Ninì quando dorme sogna bellissime donne che descrive ad alta voce con molto diletto dei compagni di cella. Tutte le volte che Mimì portando il caffè a Ninì lo sveglia, interrompendo i sogni, gli altri quattro protestano e lo trattano male. Ninì però lo difende essendo stato suo compagno di miserie quando suonavano insieme il contrabbasso.

Film completo: Totò sexy

Critica: Il divertimento manca del tutto in questo ennesimo zibaldone rivistaiolo in cui un illustre attore come Totò avvilisce la sua fama senza alcuna ragione. Allusioni e battute volgari si sprecano e di regia non è nemmeno il caso di parlare. Valentino De Carlo, La Notte, Milano 7 settembre 1963.

È considerata una delle pellicole peggiori di Totò, è quasi una fotocopia di Totò di notte n.1, con gli stessi scadenti risultati e piattezza. Questo risultato deriva forse dal fatto che i due autori e il regista hanno voluto anticipare la commedia erotica all'italiana in tempi in cui non era possibile questo genere di commedia. Per il resto la commedia risulta in alcuni punti molto divertente.

Il film avrebbe dovuto avere come titolo "Totò di notte n. 2", dal momento che è l'esatta fotocopia del primo, che nacque per dar luogo ad una serie. Lo stesso regista, gli stessi soggettisti e sceneggiatori, gli stessi protagonisti, la stessa produzione, le stesse musiche e lo stesso cast, persino la sovrapposizione dello stesso balletto sui titoli di testa rendono questo "Totò sexy" obiettivamente la seconda parte di "Totò di notte n.1" con gli spogliarelli più spinti, i balletti più audaci, le situazioni più esplicite. Sostanzialmente l'esperimento di abbinare Totò con l'erotismo fallì in modo evidente, dal momento che proprio aumentando il tasso di oscenità diminuiva in proporzione il gradimento del pubblico e il conseguente incasso.

Il film, che è pieno di plagi e di calchi di film precedenti, nella sua struttura narrativa si rifà vagamente a "Accadde al penitenziario" (1955), di Giorgio Bianchi e riprende a raccontare le peregrinazioni dei due buffi sassofonisti (i clown Totò e Macario) che vanno in giro per il mondo a godersi gli spettacoli oses. Solo che qui si trovano in prigione, dove sognano e rievocano quelle loro avventure con i compagni di cella.

Il film è forse inferiore al precedente, anche perchè di quello è una evidentissima copia, che però non è priva di momenti felici, come la scena al banco dell'Alitalia, con la pretesa di far atterrare l'aereo a Cuneo (divenuto ormai un punto di riferimento ricorrente) per salutare lo zio spazzino o quella alla dogana (di nuovo col bravissimo Gianni Agus, cui si aggiunge Mario Pisu), con la cioccolata per le galline, purtroppo soffocata dalla presenza delle due donne discinte, o i duetti con il secondino Castellani, le barzellette dette con i numeri e le scenette all'interno della cella, che appartengono ad una comicità da anni '50, ma sono sempre gradevoli e talora gustose.

Totò, molto appesantito, è sempre una buona maschera, ma soccombe all'imperativo di presenziare ai vari siparietti, con grave nocumento alla sua recitazione, che campeggia nelle scene del carcere e in quelle dell'Alitalia e della dogana. Tra i plagi evidenti dobbiamo annoverare quello del seltz che esce allo stimolo di Totò che fa "pss..", con la relativa identica battuta me lo ha insegnato la mamma da bambino (da "Totò le Mokò", da "Fifa e arena" e da "Totò, Vittorio e la dottoressa"); la piuma sul cappello della signora che viene tagliata con le forbici (da "Sua Eccellenza si fermò a mangiare"); il gioco del pollo usato come una palla (da "Accadde al penitenziario"); l'interno dell'aereo, con Lando Buzzanca e la paglietta (da "Totò di notte n. 1"); il tentativo di parlare un' altra lingua storpiandola; il carcerato che viene rapato da Totò-barbiere ("Dov'è la libertà?"), con la giustificazione che glieli ha fatti "alla Umberto" (da "Totò, Peppino e i fuorilegge"), l'inserto di Gianni Morandi ventenne che canta "Penelope" (da Il monaco di Monza" con Celentano); l'imperversare del twist (ormai dilagante, perfino in "Otto e mezzo" di Fellini!).

Gradevole è la canzone che Totò canta, "chisto è 'o paese do' sole...", come gustose sono le affermazioni ricorrenti, del tipo "ragioniere" detto al secondino Castellani, che corregge "non sono ragioniere" e la controbattuta fulminea di Totò lei per noi è un ragioniere superiore. Non mancano infine vecchie esibizioni, come quella col braccio snodato e il lisciarsi i capelli senza toccarli.

Tratto da "Totò principe clown" di Ennio Bìspuri per gentile concessione


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