Risate di Gioia

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Film in B/N durata 106 min.  -  Incasso lire 206.000.000 (valore attuale € 4.390.495,87)  Spettatori 1.209.000   Video-clip 32 sec.

"Risate di gioia" 1960 di Mario Monicelli. Soggetto dai due racconti di Alberto Moravia 1954 Le risate di gioia e Ladri in chiesa adattati per lo schermo da Suso Cecchi D'Amico, Sceneggiatura: Suso Cecchi D'Amico, Age, Furio Scarpelli, Mario Monicelli. Produttore Silvio Clementelli per Titanus, Direttore della fotografia Leonida Barboni, Musiche Lelio Luttazzi, Montaggio Adriana Novelli, Sceneggiatore Piero Gherardi, Direttore di produzione Nello Meniconi, Aiuto regista Mario Maffei, Fonico Mario Messina.

Interpreti: Totò (Umberto Venazzù, detto Infortunio), Anna Magnani (Gioia/Tortorella), Ben Gazzara (Lello), Fred Clark L'americano), Carlo Pisacane (nonno di Tortorella), Edy Vessel (Milena), Mac Rooney (conduttore della metropolitana), Tony Ucci (un amico di Milena), John Francis Lane (un cameriere), Fanfulla (Spizzico), Rick Van Nutter (un nobile tedesco), Marcella Rovena (tenutaria della pensione), Kurt Polter (Franz), Gianni Bonagura (il presentatore), Peppino De Martino (Colombini), Dori Dorika (la derubata), Gina Rovere (Mimì), Leopoldo Valentini (un controllore).

Trama: Per festeggiare l'ultimo giorno dell'anno Tortorella, povera generica di Cinecittà costringe Umberto, un guitto senza nè arte né parte, ad accompagnarla ad una festa mascherata. Non sa che Umberto proprio quella notte deve fare da spalla a Lello un ladro di pochi scrupoli che vuole fare un colpo approfittando della baraonda. I due compari cercano inutilmente di seminarla, e Lello le fa perfino la corte a cui l'ingenua Tortorella crede. Per una serie di circostanze a cui l'ingenua Tortorella non è estranea, i due non riescono a fare il colpo, ma riescono ad allontanarsi dalla donna. Vagano nella notte, si rincontrano per caso e finiscono tutti e tre nel palazzo di nobili tedeschi e si divertirebbero se Lello non si facesse scoprire mentre ruba. Vengono immediatamente scacciati, riparano allora in una chiesa dove Lello tenta di rubare la collana della Madonna. Umberto glielo impedisce, nella confusione la collana rimane nelle mani di Tortorella che viene arrestata.

Film completo: Risate di gioia

Critica: Quando uscirà di prigione troverà il fedele amico Umberto ad aspettarla. La vicenda si snoda in tanti piccoli episodi (troppi per la verità), in tante scenette spesso gustosissime, sulla linea di un dialogo brillante, di buona vena comica .Tra gli interpreti il più riuscito ci sembra Totò, seppure la sua maschera mostri di tanto in tanto qualche segno di stanchezza. "Corriere Lombardo", Milano, 14 ottobre 1960.

I nomi degli attori sono squillanti. Non altrettanto la loro interpretazione. La Magnani è brava più per raffinato mestiere che per intimo convincimento. Ben Gazzarra è spesso spaesato, Totò sobrio e, a volte, struggente. Enzo Muzii, " L'Unità", Roma, 22 ottobre 1960.

Il film, col suo contenuto dolce-amaro, rientra nella categoria classica della "commedia all'italiana", con chiare ascendenze da "I soliti ignoti", da "Il bidone" e da "Yvonne la nuit" (soprattutto il finale). L'impianto narrativo è fortemente realistico, con una notevole penetrazione degli ambienti, delle psicologie e dei dettagli.

La vicenda si espande con scene precise, giuste, sempre gradevoli, anche se alcune imprecisioni e trascuratezze risultano stridenti di fronte al rigore di una sceneggiatura ben strutturata nell'insieme. È l'unico film in cui Totò e Anna Magnani recitano insieme, a parte le riviste teatrali "Quando meno te l'aspetti" (1940), "Volumineide" (1942), "Che ti sei messo in testa?" ( 1944 ), "Con un palmo di naso" ( 1944 ).  La coppia tuttavia non fornisce risultati brillanti, in quanto entrambi tendono a neutralizzarsi e in particolare Totò offre qui un esempio unico di recitazione senza forza, sbiadita e piuttosto debole, dovuta forse anche al personaggio interpretato, che è quello di un povero diavolo, al tramonto della sua vita, sempre vissuto di espedienti, ma fondamentalmente capace di grandi sentimenti, quali l'amore e l'amicizia.

Totò è clown bianco, opaco e triste, mesto e ripiegato, stanco e senile nella sua aria dimessa, penoso, appesantito dalle rughe e visibilmente cieco. Questo clown triste attraversa la vicenda raccontata dal film trascinandosi controvoglia e in modo maldestro a fare da complice al cinico Lello (Ben Gazzara).

A contatto con la Magnani, soprattutto nella recitazione a due, Totò diventa una spalla debole, come se tutta la sua vis recitativa si fosse dileguata per incanto. Del resto il film racconta proprio questo: la vicenda di due guitti emarginati a contatto con un mondo diverso, che è quello della vera ricchezza e della vera malavita, al quale sono entrambi estranei e al quale contrappongono, nonostante le sconfitte e le sofferenze, un fondo di umana innocenza.

Totò è vestito da clown e con quel frac largo e un cappello piccolissimo sulla testa si esibisce insieme alla Magnani in un pezzo di varietà, con la canzone cantata a due "Geppina, Geppi la tua voce...", con un cappello ridicolmente piccolo sulla testa, evidenziando ulteriormente il suo corpetto clownesco.

Il finale, vestito con una buffa sahariana, l'ombrello e la paglietta il giorno di ferragosto, ancora più invecchiato e appesantito dagli anni e da un' eterna sconfitta, richiama fortemente il finale di "Yvonne la nuit", con i due che si perdono nel fondo, ingannandosi reciprocamente sulle loro attività artistiche, salvo poi a scendere dal taxi dopo aver constatato che nessuno dei due ha i soldi per pagarlo. >>articolo correlato: Totò biografia-Il nastro d'argento<<

Tratto da "Totò principe clown" di Ennio Bìspuri per gentile concessione

 

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