I pompieri di Viggiù

 

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Film in B/N durata 90 min.  -  Incasso lire 418.750.000  (valore attuale € 15.495.867,76)  Spettatori 3.900.000

"I pompieri di Viggiù" 1949 di Mario Mattoli. Soggetto dalla omonima canzone di Fragna, Lerici, Restelli. Sceneggiatura Marcello Marchesi e Steno. Produttore Dino De Laurentiis per Lux Film, Direttore della Fotografia Aldo Tonti, Musiche Pippo Barzizza dirette da Armando Fragna, Montaggio Giuliana Attenni,  Sceneggiatore Alberto Boccianti, Direttore della Produzione Luigi De Laurentiis, Aiuto Regista Leo Catozzo.

Interpreti: Totò (l'uomo dei manichini), Carlo Campanini (comandante dei pompieri), Carlo Dapporto (in varie parodie), Silvana Pampanini (una suffragetta), Ave Ninchi (moglie del comandante), Carlo Croccolo (un pompiere torinese), Dante Maggio (un pompiere napoletano), Ughetto Bertucci (un pompiere romano), Wanda Osiris (se stessa), Mario Castellani (l'uomo dei manichini), Isa Barzizza (la moglie dell'uomo dei manichini), Nino Taranto (un vigile), Carlo Taranto (un topo d'albergo), Enzo Turco (un topo d'albergo).

Trama: Nel paese di Viggiù non scoppia mai un'incendio e i vigili del fuoco sono sempre disoccupati. Un giorno con un pretesto si recano nella città vicina e assistono ad uno spettacolo di varietà (con molti celebri sketches di Totò). Nel teatro vi è anche il loro comandante che sta cercando la figlia scappata dal collegio per fare la soubrette. Si rassegnerà al desiderio della ragazza.

Film completo: I pompieri di Viggiù

Critica: Bisognerebbe coniare una nuova parola per definire adeguatamente questo ignobile susseguirsi di quadri di rivista mal fotografati, cuciti insieme alla trama più stupida che si possa immaginare. Ma non ne vale certo la pena. Pare che la pellicola abbia fatto parecchi soldi; ne farà ancora, ma ciò non significa che il pubblico, che non ha poi tanto cattivo gusto, ne sia rimasto edificato. Alberto Albertazzi, "Intemmezzo", Roma, 15 maggio 1949.

Lo stesso titolo I pompieri di Viggiù fa storcere il naso ad ogni onesto recensore, ma se certi fenomeni si verificano è inutile ignorarli, e può anche essere dannoso ritenere che non siano fenomeni cinematografici. Intanto hanno un loro immenso e affezionato pubblico. Un pubblico che rifiuterebbe ogni considerazione moralistica e si sorprenderebbe se qualcuno tirasse fuori l'arte per dimostrare che quei pompieri la lasciano bruciare senza muovere un dito… Totò, che è legato al suo pubblico con un'ormai ventennale, fa ridere anche se dice: "Buona sera". Ennio Flaiano, "Il Mondo", Roma, 30 aprile 1949.

Già nel 1943 si era pensato di dar vita ad una sorta di rivista filmata, assegnandone la regia a Gustavo Abel, poi a Crescenzio Benelli e infine a Giorgio Ferroni, su soggetto di Aldo Rubens e con l'impiego di grandiose scenografie, straordinarie orchestre e ballerine di prim' ordine. Il titolo del film doveva essere "Arcobaleno" e avrebbero dovuto prendere parte, in rapide successioni o sketch, Totò, Nino Taranto, Wanda Osiris, Carlo Dapporto e altri comici di successo, che si ritroveranno poi puntualmente ne "I pompieri di Viggiù ".

Il progetto però naufragò, travolto dagli eventi che caratterizzarono l'anno 1943, con il crollo del fascismo e l'armistizio dell'8 settembre, per rinascere poi dopo la I° guerra, con tutti i cambiamenti del caso, con il titolo Dove sta Zazà , affidato alla regia di Giorgio Simonelli. Certamente "I pompieri di Viggiù" realizzato sei anni dopo, può essere considerato come il seguito di quella prima idea abortita. Caso unico nella filmografia di Totò, "I pompieri di Viggiù", per quello che lo riguarda, costituisce un punto di riferimento esemplare e di incontro tra Mario Mattoli e Antonio de Curtis entrambi amanti del teatro e abbastanza supponenti con il cinema.
Il film infatti non è altro che "teatro filmato" e anticipa sia la televisione sia le opere liriche registrate per il cinema. A parte il suo valore, il film fu genialmente salutato da Ennio Flaiano, con la sua straordinaria ironia, come un classico esempio di cine-verìtè o di studio entomologico applicato al teatro di rivista.
 

Totò vi appare nel famoso sketch dei manichini, riciclato poi ne "Il più comico spettacolo del mondo", tratto da "C'era una volta il mondo" di Michele Galdieri. Si intravede Totò dietro le quinte a firmare autografi, oltre che nello strepitoso finale, con la consueta imitazione e caricatura del direttore d'orchestra e la passerella con le soubrettes, riproposta poi anche in "Totò a colori".
Ne "I pompieri di Viggiù" siamo di fronte a un proto-Totò, addirittura anteriore a "Fermo con le mani". È uno spettacolo teatrale filmato ed esibito senza inganni come tale e non un film di "recupero" e proprio per questo estremamente interessante. Totò vi appare scatenato, in una recitazione potente e sicura, ma mai esagerato.
 

Gli effetti comici sono straordinari, grazie anche alla perfetta collaborazione di Mario Castellani e Isa Barzizza. Capovolgendo il rapporto tra cinema e teatro e incorporando il teatro nel film, Mattoli lascia Totò a se stesso, con risultati di straordinaria efficacia. Totò strizza l' occhio allo spettatore autocitandosi con battute: Ma non avete paura? - Paura no, fifa sì, oppure citando il pesce che, sempre in "Fifa e arena", gli ha impedito di vedere la donna nuda. Altre battute tratte dall'attualità politica, come quella sul bandito Giuliano o quelle del tipo va a finire che mi butto a sinistra, ho paura che divento rosso anch'io o donne di tutto il mondo, ammutinatevi, danno il sapore dell' epoca. Osservando Totò in questo film si torna indietro addirittura di venticinque anni.

Tratto da "Totò principe clown" di Ennio Bìspuri per gentile concessione


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