Totò a Parigi

 

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Film in B/N durata 100 min.  -  Incasso lire 461.000.000  (valore attuale € 62.500.000,00)  Spettatori 2.942.000   Video-clip 35 sec.

"Totò a Parigi" 1958 di Camillo Mastrocinque. Soggetto Vittorio Metz, Roberto Gianviti. Sceneggiatura Vittorio Metz, Roberto Gianviti, Renè Barjaved. Produttore Jolly Film (Roma) - Gallus Film (Parigi), Direttore della fotografia Alvaro Mancori, Musiche Gorni Cramer, Montaggio Roberto Cinquini, Sceneggiatore Piero Filippone, Direttore di produzione Franco Serino, Aiuto regista Leon Lenoir, Fonico Raffaele Del Monte, Kurt Doubrawsky.

Interpreti: Totò (marchese Gastone De Chemantel e Totò), Lauretta Masiero (amica del marchese, la zingara), Sylva Koscina (Juliette Marchand), Fernand Gravey (Duclos), Francis Blanche (maggiordomo), Memmo Carotenuto (il brigadiere), Philippe Clay (il maitrè), Paul Guers (Pierre), Tiberio Mitri (un gangster), Luigi Pavese (prof. Calogero Tempesta), Peppino De Martino (maitrè del night), Agostino Salvietti (custode del museo delle cere), Fanfulla (un signore nel treno), Mimmo Poli (il grassone nel treno).

Trama: Il dott. Duclos viene ricattato dal marchese Gastone De Chemantel con una lettera che rovinerebbe suo figlio. Pur di salvarlo acconsente di aiutare il marchese in una truffa all'assicurazione. Viene trovato un povero diavolo, Totò, perfetto sosia del marchese, per impersonarlo a Parigi. Il piano è di ucciderlo, simulando una disgrazia e poi incassare il premio dell'assicurazione. Ma il piano fallisce per l'intervento del figlio del dott. Duclos che non approva il comportamento del padre, sia pure per salvarlo. Totò, inseguito dalla banda del marchese si rifugia nel museo delle cere, e quando viene catturato verrà salvato dal dottore a da suo figlio che lo fanno ritornare a Roma.

clip: Totò a Parigi

Critica: In Totò a Parigi Totò canta la canzone scritta da lui, diventata poi celebre, Miss, mia cara miss. Totò a Parigi, raffazzonato da Camillo Mastrocinque, è uno dei film più scadenti del nostro comico che, a dire la verità, ne ha parecchi sulla coscienza. Totò che vive sugli alberi, che parla francese, o che fa Hitler al museo delle figure di cera, strappa, qualche risata di passaggio. Ugo Casiraghi "L'Unità", Milano, 4 novembre 1958

 

Da un articolo non firmato sull'Avanti: "[...] Il repertorio di Totò - mossette da burattino, parole storpiate, smorfiacce e rotear d'occhi - è roba che conosciamo a memoria e la storia non poteva essere più povera di sale e di pepe". Ancora un articolo senza firma tratto dal Corriere Lombardo: "Prendete Totò: il successo di un film è assicurato per il novanta per cento [...]. Totò, nonostante il passare degli anni, è sempre lui. Basta che si muova sullo schermo per suscitare ilarità a non finire [..]".

 

Il film è insieme una parodia e una farsa garbata, tratta da un soggetto di Metz, basato sulla millenaria situazione dei due sosia, ampiamente sfruttata per altri film di Totò, come "Animali pazzi", "L'allegro fantasma", "Totò terzo uomo" e "Totò diabolicus". Immerso in un clima di sogno, de Curtis interpreta due ruoli, quello (doppiato) del marchese De Chemantel, che è anche una parodia e una satira di Jean Gabin, e quello del vagabondo Totò, che vive su un albero. L'aver accentuato alcuni aspetti irreali rendono la farsa più vicina al clima della favola, con la zingara che appare e scompare misteriosamente, il cane che gli porta il denaro e il biglietto per Parigi, la sua casetta in cima all' albero ecc.

 

Nel primo ruolo, quello del marchese, ci troviamo di fronte a un de Curtis doppiato, per cui possiamo solo dire, della sua recitazione gestuale, che come sempre è composta e gradevole, con un effetto finale che fa riflettere, perchè dimostra che la forza recitativa di Totò sta proprio nel parlato e non nella mimica. Nel secondo, che è quello del protagonista, la recitazione tende un po' ad essere esagerata anche se vi sono numerosi momenti di straordinaria sobrietà; molte scene di sapore rivistaiolo sono riprese da film precedenti, quali la battuta detta di fronte ad un antenato cardinale questo deve essere lo zio democristiano, tratta da "I due orfanelli", o la scena del wagon lit (tratto da "Totò a colori"), i manichini animati (tratti da "I pompieri di Viggiù"), ecc.

 

A differenza della scena del wagon lit di "Totò a colori", in "Totò a Parigi" si scade in una dimensione da comica finale, con il barbuto malcapitato che protesta dall'inizio alla fine e Totò "che ne combina di tutti i colori". Non c'è la finezza delle battute felici, la libera espansione della vis comica centrata sull'intelligenza e sulla misura esatta, ma tutto appare grossolanamente e banalmente costruito, con in più qualche volgarità (l'acqua scambiata per orina, il pitale caduto in testa al professore, la battuta mi dia uno sguardo all'uccello ).

 

Totò lascia apparire con evidenza la componente clownesca della sua comicità, approfondendo la demenzialità della situazione e del carattere come richiesto dal canovaccio generale. Lo stesso vale nella scena del tabarin, dove canta e si esibisce nel suo vecchio repertorio, con le varie contorsioni del corpo (l'uomo di gomma). Ma anche nella primissima parte, quella appunto del vagabondo che si risveglia, si ha l'impressione che Totò sia talora un clown e talora una controfigura di Buster Keaton.

 

In questa passerella di sketches collaudati non manca il grassone sul treno (Mimmo Poli) che impedisce a Totò di passare, il secchio rovesciato sulla testa ad un signore del tabarin, lo scambio del maitrè (Peppino De Martino) per il padrone di casa (plagiato da "Totò, Peppino e i fuorilegge"), la puntura di spillo sulla testa calva di un altro signore del tabarin ecc., come pure numerosi sono i giochi linguistici, come nella mia testa avvengono delle lagune, che la laguna di Venezia diventa una inezia lagunare, scusi se mi disturba, abbiamo una fidanzata in condominio. Si sorvola sul fatto, non di poco conto, che il vagabondo Totò, che non parla il francese, si reca senza problemi a Parigi, dove tutti parlano l'italiano.

Tratto da "Totò principe clown" di Ennio Bìspuri per gentile concessione

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