I promessi sposi ... alla maniera di Totò!

a cura di Maria Carla Calì

 

 

Don Abbondio, il curato del luogo, era un uomo che aveva preso i voti solo per convenienza; un uomo pronto a mettersi al servizio di qualsiasi sciacquettiere, insomma, un uomo dai modi interurbani. Del resto, si sa: signori si nasce, e lui non lo nacque.

Durante la via del ritorno era caduto in una tramata di quei   tramaturghi   di don Rodrigo (sicuramente lo conoscerete.....chi è che non conosce quel trombone di don Rodrigo ? ), che gli avevano vietato di celebrare il matrimonio tra Renzo e Lucia.

Percorrendo il resto della strada, cominciò a pensare a una manovra stratregica per rimandare a casa il futuro sposo, senza che questo gli desse un cazzotto in testa e lo ammazzasse. Quante ne disse contro quegli sfortunati ragazzi, mentre quella povera Lucia, quando lo avrebbe saputo, si sarebbe macinata dal dolore!

Per lui, se quando era ora avessero sopportato quindici mesi di disciplina ferrèa, non sarebbero cresciuti così squaquaracchiati e avrebbero evitato di farlo finire in maniche di mutande....E con quanti epiteti apostrofò don Rodrigo,  che lo aveva quasi reso un morto fresco... un morto di giornata!

A casa lo attendeva Perpetua, donna avara, tirata, antipatica e nevrastenica, e se non bastasse anche rigiratrice e pettegola. Don Abbondio la chiamò:  - Perpetua, io non ti vedo.....Perpe’.....io  non ti posso vedere!

Ed ecco che la serva arrivò, finalmente! Vide il suo padrone pensieroso e gli disse: - Don Abbondio, io c’ho l’occhio policlinico: nulla mi sfugge! Che cosa vi è capitato? -

Il curato rispose: - La serva serve! - Aveva infatti intenzione di non rivelarle nulla, ma poi Perpetua lo convinse: - Volevo sapere, confidenzialmente, a titolo di cronico..... -

Così il prete spiegò: - C’ho la tasta sulla teglia.....la teglia sulla tasta.....la taglia sulla testa! Ma poscia dopo deve tacere, eh? - Poi, però, cominciò a dilungarsi, quindi Perpetua lo fermò: - Siamo sintetici, per diàncine! -

Quando il curato dichiarò il nome del mandante, la donna aggiunse: - Oh perbacco.....Oh perbacco! Guardaroba....Guarda che roba! Quello cento ne fa e una ne pensa! Ogni limite ha una pazienza! Perché non riferite la vostra  odisse - e - ea  all’arcivescovo? -

 - Perché....perché.......è aggettivo qualificativo! - rispose lui. E Perpetua: - voglio vede’  ‘sto stupido dove vuole arrivare! E’ proprio vero che noblesse oblige: la nobiltà è obbligatoria! Comunque, don Abbo’, se non mi volete stare a sentire, arrangiatevi!  -

- Parli come badi, sa? -

 - Oh, scusate.....è stato un lapis! - si scusò la serva.

 - Le ripeto che deve tacere, sennò.......io pago....e io pago! - concluse don Abbondio.


 


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