Totò al giro d'Italia

 

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Film in B/N durata 90 min.  -  Incasso lire 289.750.000  (valore attuale €  12.369.694,21)  Spettatori 3.490.000

"Totò al giro d'Italia" 1948 di Mario Mattoli. Soggetto e Sceneggiatura Marcello Marchesi, Steno. Produttore Enic Peg Produzioni Film, Direttore della Fotografia Tino Santoni, Musiche Nino Rota dirette da Ugo Giacomozzi, Montaggio Giuliana Attenni, Sceneggiatore Piero Filippone, Direttore della Produzione Alfredo De Laurentiis, Aiuto Regista Totò Mignone.

Interpreti: Totò (professor Totò), Giuditta Rissone (madre di Totò), Isa Barzizza (Doriana), Walter Chiari (il giornalista), Carlo Ninchi (Dante), Luigi Catoni (Neroni), Mario Castellani (allenatore), Carlo Micheluzzi (il diavolo), Fulvia Franco (miss Italia), Alda Mangini (Gervasia), Ughetto Bertucci (il meccanico), Fausto Coppi, Gino Bartali, Louison Bobet, Ferdy Kubler e altri campioni del ciclismo.

Trama: Il Professore Totò, giudice di un concorso di bellezza, si innamora di una collega giudice che accetterà la sua proposta di matrimonio solo se vincerà il giro d'Italia. Il professore pur di vincere la corsa venderebbe l'anima al diavolo, e il diavolo prontamente gli fa firmare un contratto e Totò vince una tappa dietro l'altra. Prima dell'ultima tappa il diavolo gli ricorda che un'ora dopo la vittoria lui si prenderà la sua anima. Totò si dispera e con lui la ragazza. Il diavolo va ad aspettarlo a casa di sua madre, con tre pupazzetti, di cui uno rappresenta Totò. La madre furba fa cadere il pupazzetto e Totò nello stesso momento cade di bicicletta perdendo la corsa.

CLIP: Totò al giro d'Italia

 

Critica: Sono balorde imprese che magari vi faranno sorridere, ma non vi divertiranno eccessivamente. Fotografare il palcoscenico non basta: bisognerebbe cercare consistenza cinematografica, ammesso che sia possibile… Che pena poi per i tifosi del ciclismo, vedere (ci sono quasi tutti) appiedati dalle battute! "Giornale dell’Emilia", Bologna, 7 gennaio 1949.

 

Una farsa sciocca che non manca di festosità. Qualche battuta spiritosa ogni tanto la si sente, ma viene fuori guastata dall’abuso di dialetti. "Nuova Gazzella del Popolo", Torino, 31 dicembre 1948.

 

Primo vero tentativo di innestare Totò e la sua maschera nell'attualità, addirittura a contatto con personaggi tratti dal mondo del ciclismo, quali Coppi, Bartali, Bobet, Magni ecc.


L'inserimento di Vittorio Metz, oltre che Marchesi, nel folto gruppo degli sceneggiatori, dà luogo ad un film costruito su una palese contraddizione (e proprio per questo interessante): un "cinema-verite" coniugato con l'assurdo della trama (il patto col diavolo, le situazioni irreali ecc.).

 

Con "Totò al giro d'Italia" nasce per la prima volta l'idea di iniziare una serie, come poi avvenne, con "Totò ", ossia una serie di film del tipo "Charlot pilota", "Charlot alla guerra", "Charlot giardiniere" ecc., inserendo il personaggio in una qualunque situazione. Tale idea in verità si era già affacciata nella mente dei produttori nel 1939, all'epoca di "Animali pazzi", quando si era pensato di intitolare il film "Totò N. 2", ma poi non se ne fece nulla.


 

Fu con questa logica che nell'immediato dopoguerra "L'allegro fantasma" e "Due cuori tra le belve" vennero rititolati rispettivamente "Totò allegro fantasma" e "Totò nella fossa dei leoni", dando l'impressione, appunto, di una serie interminabile di film tutti centrati sul nome "Totò".
Se si analizza la recitazione di Totò in questo film, nonostante la sua cornice assurda, ci si rende conto che il personaggio ha una connotazione umana, reale, verosimille. Sono quasi scomparse le funamboliche corse, la mimica esasperata, gli atteggiamenti da teatro di varietà. Il personaggio è fragile, cade dalla bicicletta, patisce i contrasti del quotidiano, si muove con controllata moderazione. In sostanza, a parte l' irrealtà della storia, il personaggio è realistico.
 

Partendo dall'ossimoro iniziale, il film contiene numerosi riferimenti all'attualità e ci rendiamo conto che questo aspetto andrà sviluppandosi gradualmente, perchè permetteva al regista e all'attore di entrare in contatto diretto con il pubblico attraverso una complicità allusiva.
Così, a parte le ricorrenti quisquilie e bazzecole, sentiamo la voce reale di Coppi e Bartali, cogliamo frasi come Lei mi deve fare arrestare -Ma il commissario sono io, A chi mi vuole denunciare? A Scelba. È il primo film che presenta il personaggio nella forma più seria e l'effetto comico deriva proprio da questa contaminazione e da questo contrasto tra favola e cronaca.

Tratto da "Totò principe clown" di Ennio Bìspuri per gentile concessione


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