Le sei mogli di Barbablù

 

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Film in B/N durata 85 min.  -  Incasso lire 276.000.000  (valore attuale € 9.710.743,80)  Spettatori 2.654.000

"Le sei mogli di Barbablù" 1950 di Carlo Ludovico Bragaglia. Soggetto e Sceneggiatura Vittorio Metz, Marcello Marchesi, Age, Furio Scarpelli; Produttore Golden Film, Direttore della Fotografia Mario Albertelli, Musiche Pippo Barzizza,  Montaggio Renato Cinquini, Sceneggiatore Alberto Boccianti, Direttore di Produzione Romolo Laurenti, Aiuto Regista Roberto Cinquini.

Interpreti: Interpreti Totò (Totò/Nick Parter), Isa Barzizza (Lana Ross), Mario Castellani (Amilcare/Patson), Carlo Ninchi (Nick Parter), Tino Buazzelli (Barbablù/Ladislao), Aldo Bufi Landi (Patson), Luigi Pavese (Lukas), Erminio Spalla (autista), Eduardo Passarelli (impresario pompe funebri), Fulvia Fazi (Domenica), Franco Jamonte (Pecorino), Nino Marchesini (ispettore), Enzo Garinei (un paesano), Anna Di Lorenzo (una cameriera), Sofia Lazzaro [Loren] (una donna rapita).

Trama: Totò scambiato per il poliziotto Nick Parker si accorda con questi e con un editore per indagare su un Barbablù che ha rapito sei donne uccidendone i mariti. Per catturare il criminale si finge in luna di miele con una giornalista in un castello. L'assassino che poi è l'editore cade nell'acido solforico, e Totò sposa veramente la giornalista.

Film completo: Le sei mogli di Barbablù

Critica: Totò detective è divertente solo a pensarlo: il guaio è che alla fine del film si ha l'impressione di avere assistito a una pessima, sconclusionata e mal riuscita rivista. La macchina da presa si ferma davanti a Totò il quale si esibisce nei numeri soliti del suo repertorio, si contorce, si snoda, fa le boccacce, strabuzza gli occhi, fa gli scongiuri ecc. Ancora una volta il film è tutto sulle sue spalle e più di tanto, è ovvio, che Totò non può fare. Lamberto Sechi, "La Settimana Incom Illustrata", Milano, 18 novembre 1950.

Da solo questo portentoso mimo sostiene il peso disperato di tutto il film, senza mai accusare una esitazione, un attimo di stanchezza. Ogni più usuale situazione è per lui una leva per scatenare il suo travolgente temperamento comico; ma la sua innegabile bravura meriterebbe maggior fortuna e maggiore volontà da parte degli scenaristi. Ma costoro sembrano avere elevato a bandiera il comodo slogan: "Tanto Totò risolve sempre!" Mario Landi, "Film d’oggi", Roma, 22 novembre 1950.

Scoperto con "I due orfanelli", "Fifa e arena" e "Tototarzan" il redditizio filone della parodia, produttori e sceneggiatori vi si lanciano a colpo sicuro, realizzando incassi di tutto rilievo.

"Le sei mogli di Barbablù" è la parodia della serie di film iniziatasi negli Stati Uniti nel 1928 e centrata su Barbablù, al quale lo stesso Chaplin nel 1948 si era ispirato col suo splendido "Monsieur Verdoux".
Era il gusto dell'epoca, che amava molto il mistero e l'humour nero, forse perchè, uscite dagli orrori reali della guerra (vedi "Napoli milionaria"), ormai rassicurate sul piano sociale, le masse gradivano spaventarsi al cinema.

Per quanto riguarda la struttura va rilevato che Bragaglia gioca tutto sul collaudato ed efficace scambio di persona. Clandestino su una nave, come già in "Due cuori tra le belve", e scambiato per il noto detective Nick Parter, Totò Esposito, in perenne fuga dalla moglie, con i suoi pantaloni a scacchi alla zuava, il berretto tondo, pure a scacchi e la lente di ingrandimento in mano, è costruito pensando alle avventure di Gianni e Pinotto e sullo schema dei personaggi del "Corriere dei Piccoli", da cui sembra uscito.

La figurina risulta gradevole e la recitazione, sempre misurata sul registro della parodia e del retroterra napoletano del personaggio, risulta perfettamente adeguata allo sviluppo dell'azione. Nonostante le solite esagerazioni (Totò pinguino, Totò indiano inseguito dalla moglie), De Curtis tratteggia un personaggio che è sempre al massimo delle sue qualità recitative, anche se un po' schiacciato nel carattere e da una sovrabbondanza mimetico-dialettica, che appesantisce la recitazione, rendendola ripetitiva, un po' scontata e quindi meno efficace. Cinico e spietato quando si tratta di salvarsi la vita, in questo film per la prima volta uccide l'amico Amilcare, non sapendo che il coltello è di gomma.

Tutta la recitazione di Totò è basata prevalentemente sulla mimica del viso e del corpo, come nella lunghissima sequenza in cui si aggira solo nel sotterraneo del castello, alla quale tuttavia si aggiunge una incessante esplosione di battute, alcune delle quali anche molto spiritose. A parte la battuta Cosimo è morto! -E da quando ? - Da 400 anni -Ah, come passa il tempo! , che è un plagio da "Il ratto delle Sabine", ve ne sono altre di indubbio sapore comico, come Excusatio non petita, culpatio manifesta- Che ha detto? - Che hanno attaccato i manifesti di Petito, oppure De visu. Brevi manu - Dev'essere sardo, Voi siete la bomba anatomica, Siete enigmatico -Si sono un settimino enigmistico, Voi siete partenopeo? -Sono parte... nopeo e parte napoletano. Da notare che tra i titoli di testa Totò si aggira con il suo classico costume di scena, con frac e bombetta, come anche nella lunga sequenza finale, quando è solo nei sotterranei del castello.
Il finale del film, che è una parodia dei classici di Griffith, con il matrimonio in extremis richiama quello di "Tototarzan".

Tratto da "Totò principe clown" di Ennio Bìspuri per gentile concessione


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